Perché le consegne a domicilio dei ristoranti andrebbero sospese



Stiamo vivendo in uno dei periodi più difficili della nostra storia, su questo non c’è dubbio. Da operatore del settore della ristorazione ho assistito in prima persona al cambio repentino, da parte del governo, di decreti e provvedimenti varati al fine di rallentare il contagio. Non è stato facile e non è stato chiaro. Si è passati da aperture ad orari ridotti a chiusure totali delle saracinesche. Nel mezzo libere interpretazioni, errate rassicurazioni da parte delle forze dell’ordine, furberie e pericolosi allentamenti della presa sul problema della sicurezza alimentare e della salute pubblica. La FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) ha accolto con sommo piacere la decisione del governo: le consegne a domicilio non si fermano.
A margine delle sue dichiarazioni però la FIPE afferma: è tuttavia indispensabile che questo servizio venga svolto nel pieno rispetto delle disposizioni di sicurezza sia per i lavoratori coinvolti che per i consumatori. Ecco il motivo che ha portato alcuni esponenti della Federazione ad affermare che molti piccoli esercenti hanno messo su il loro servizio delivery che definire improvvisato e maldestro sembra un eufemismo. Sempre dalle parole degli stessi colleghi ristoratori è emerso che anche i grandi esercenti, quelli che avevano un servizio consegne a domicilio rodato e di lunga durata, non sempre riescano nei loro laboratori a garantire ai propri lavoratori le norme di sicurezza: distanze, mascherine, guanti, controllo della temperatura, protocolli per la vestizione-svestizione, protocolli tra una consegna e l’altra. C’è ancora un altro aspetto da affrontare.
Siamo sicuri che i riders, nostri fratelli, cugini, figli, amici siano tutelati e pagati adeguatamente? In un momento in cui ci viene chiesto di restare a casa, uscire solo per l’acquisto di beni di prima necessità o per comprovate esigenze di salute non riusciamo a fare a meno di una pizza margherita che ci arriva fredda e gommosa. È da persone consapevoli mettere a rischio la salute dei ragazzi delle consegne, e la nostra, solo per avere a casa una vaschetta di patatine surgelate e molli mentre negli ospedali i medici faticano a curare i contagiati? Non ultimo, mi riferisco alle consegne dell’alta e media ristorazione, ma siamo certi che avere davanti un bel piatto fumante e appena preparato ci dia la stessa soddisfazione e appagamento dello stesso piatto arrivato a casa in una tristissima vaschetta ermetica di plastica trasparente?  Aspettiamo che i tempi siano migliori e andiamo nei nostri ristoranti preferiti appena sarà possibile. Non mi sembra una grossa privazione. Facciamolo per il rispetto di tutti; non ordiniamo a casa!

Gaetano Paoletti

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